Il 1 febbraio 1995, esattamente 20 anni fa, svaniva nel nulla Richey Edwards, chitarrista ma soprattutto autore della maggior parte delle canzoni dei Manic Street Preachers fino a quell’anno.

La maggior parte di voi probabilmente non lo conosce, perchè o siete troppo giovani, o perchè non ascoltate questo genere di musica.
In linea col tema del mio blog, ovvero make-up e moda, vi racconterò chi è, vi mostrerò i suoi look e cercherò di interpretarlo, come ho fatto con le dive della vecchia Hollywood.
E’ una sorta di ricordo, di tributo a questo artista, per il quale nutro un profondo affetto.
(spero di non essere troppo prolissa!)

Chi mi conosce sa che la mia più grande passione è la musica. Soprattutto il rock (ma non solo) ed essendo stata adolescente negli anni ’90 sono cresciuta ascoltando musica proveniente soprattutto dalla scena rock inglese e il grunge americano.
Chi era Richey?
Richard James Edwards è nato il 22 dicembre 1967 a Blackwood, un piccolo paesino del Galles del Sud.
Trascorre un’infanzia felice, cresce con sua sorella minore di nome Rachel e un cane, uno spaniel, di nome Snoopy.
Ama molto leggere, ama la cultura, insieme alla musica, e si laurea presto in Scienze Politiche.
Nel frattempo, diventa l’autista di una band nascente del suo paesino, i Manic Street Preachers, formata da dei suoi amici, Nicky, e i due cugini James e Sean.
Condividono molte cose e ben presto anche lui imbraccia la chitarra ed entra a far parte della band.
Per sua stessa ammissione, non imparerà mai a suonarla bene, anzi, voci dicono che spesso dal vivo nemmeno suonava davvero, ma sono falsità. Suonava, faceva la sua parte, sempre accordi semplici, ma era perfettamente in grado di suonare.
Il suo ruolo nella band era soprattutto quella di autore dei testi. Aveva un vero talento per questo.
Nel 1988 la band aveva già fatto uscire un singolo, Suicide Alley, e dopo l’entrata di Richey nella band, nel 1991, altri singoli che li lanciarono nel panorama musicale inglese, come Motown Junk, Stay Beautiful, Love Sweet Exile e You love us.
I loro testi parlavano, per citarli di “culture, alienation, boredom and despair” (cultura, alienazione, noia e disperazione).
Richey sapeva analizzare e trovare le parole giuste per descrivere la società in cui viveva, ma non solo, trattava anche temi più personali che lo riguardavano da vicino, come la depressione, l’anoressia, l’autolesionismo e le dipendenze.
Già ai tempi dell’università aveva cominciato a manifestare un certo disagio, ad avere problemi come l’anoressia e l’autolesionismo.
L’azione che lo ha reso noto purtroppo è collegata ai suoi problemi. Nel 1991, durante un’intervista con un giornalista che gli aveva chiesto se facevano sul serio o se i loro testi impegnati fossero solo finzione, lui con una lama si incise sul braccio “4 real” che vuol dire “per davvero”. Una sorta di forte risposta al giornalista. Lui era vero, loro facevano sul serio.
La foto del suo braccio insanguinato fece il giro dei giornali, e si beccò 18 punti.
Successivamente uscì il loro primo album “Generation Terrorists” nel 1992, seguito nel 1993 da “Gold Against The Soul” e nel 1994 uno dei loro album più famosi e apprezzati, il geniale “The Holy Bible” che è il capolavoro di Richey.
La stressante vita della rock star però aveva minato sempre di più la già fragile mente di Richey.
Soffriva da tempo di depressione, di una brutta forma di insonnia che “curava” con l’alcol, il suo unico modo per prendere sonno. (dell’insonnia parla la canzone Sleepflower”), il suo disagio interiore era sempre più grande e insostenibile e gli episodi di autolesionismo diventavano sempre più frequenti.
Nel 1994 fu ricoverato in una clinica psichiatrica dove rimase qualche mese.
Tornò sul palco, durante il tour di The Holy Bible.
Il 1 febbraio 1995 doveva partire per un tour promozionale in America con il resto della band. Due settimane prima era morto il suo amato cane Snoopy, e anche se nella sua ultima intervista sembrava stare bene, sembrava più positivo, forse dentro stava ancora male.
Quella mattina James bussò alla sua camera. Ma Richey non c’era.
Lo cercarono ovunque, fecero appelli.
Nelle due settimane precedenti aveva ritirato 200 sterline al giorno dal bancomat. Nel 1995 quasi nessuno possedeva un cellulare, nemmeno lui, e non c’era la videosorveglianza che c’è oggi.
Due settimane dopo la sua sparizione, il 14 febbraio, la sua auto fu trovata parcheggiata in un parcheggio nei pressi del Severn Bridge, un ponte sul fiume Severn che era stato luogo di alcuni suicidi.
Sono riusciti a ricostruire le due settimane precedenti. Dopo aver lasciato l’hotel è tornato a casa, dove ha lasciato i suoi documenti e antidepressivi. Fu visto a Newport all’ufficio dei passaporti e ad una stazione bus.
Il 7 febbraio prese un taxi con cui fece un tour per le zone della sua infanzia, compresa Blackwood. Si fece lasciare all’area di ristoro dove poi fu trovata la sua auto.
L’auto era chiusa e a quanto pare per qualche giorno ha vissuto lì. Lasciò un pacco di libri incartato e un biglietto per una certa Jo, della quale, a quanto pare, era innamorato ma forse non ricambiato.
Non fu mai trovato.
Alcuni suppongono che si sia gettato dal ponte, e sia morto, ma in 20 anni il suo corpo non è mai stato trovato. Mai. Certo, ci sono fiumi che non restituiscono mai i corpi che inghiottono.
E’ plausibile, visto il suo stato mentale, che abbia deciso di togliersi la vita, anche se nelle interviste lui aveva sempre detto di non averci mai pensato.
Altri pensano che invece sia scappato, abbia cambiato vita e viva nell’anonimato. Vent’anni fa era più facile sparire e non farsi più trovare. Negli anni ci sono stati alcuni avvistamenti: a Goa in india, insieme a degli hippy, e poi a Lanzarote e Fuerteventura alle Canarie. Ma nessuno di questi è stato mai confermato, nessuna prova.
Io non so a cosa credere. A volte mi piace pensare che sia vivo da qualche parte, e che sia finalmente felice, che stia bene, ma penso: “davvero riesce a stare lontano dalla sua famiglia? Lo stanno ancora cercando!”
Nel 2008 i famigliari lo hanno dichiarato presunto morto, ma sua sorella Rachel, portavoce della famiglia, dice che nutrono ancora qualche speranza che un giorno torni a casa. Lei stessa ha ammesso che a suo tempo la polizia ha preso un po’ sottogamba il suo caso, e non hanno fatto tutto ciò che era necessario per ritrovarlo. Suo padre purtroppo è morto due anni fa, prima di sapere cosa è successo a suo figlio. Questa cosa mi mette molta tristezza.
Questa è la sua storia, ho cercato di non dilungarmi troppo ma non ci sono riuscita!
Vi chiederete perchè io sono così legata a questo artista. In fondo, non è certo da prendere ad esempio. Ma chi di noi non ha mai provato sulla propria pelle i problemi che lui aveva? Non dico tutti ovviamente, ma tanti di noi hanno avuto a che fare con la depressione, disturbi alimentari, autolesionismo o dipendenze di vario tipo. Se non in prima persona, qualcuno che conoscete.
Alcuni suoi testi, alcune sue frasi, le sento profondamente mie. Quando ascolto alcune canzoni, mi sento finalmente capita. Mi dico “questo è esattamente quello che sento!”.
Questa è una delle mie preferite, From Despair to Where.

Era un ragazzo dotato di grande intelligenza, di un enorme talento, e una sensibilità spiccata che è stata anche la sua condanna.
Quello che apprezzo di lui è l’onesta con cui parlava di tutto anche di argomenti scottanti, e quella sorta di purezza di fondo che aveva. Era una persona pacata, parlava quasi sottovoce, non amava i riflettori, ma sapeva essere diretto e dire la sua senza mezzi termini, parlava dei suoi problemi onestamente, e non li presentava come una cosa di cui vantarsi anzi. E questo lo apprezzo.
I Manics sono andati avanti anche senza di lui. Hanno pubblicato diversi album e ampliato il loro successo. Ma ricordano sempre il loro amico scomparso. I Manic Street Preachers sono sempre in quattro. Anche se sul palco sono in tre. Nel 2009 hanno pubblicato un album “Journal for Plague Lovers” con i testi scritti da Richey e consegnati alla band poco prima di andarsene. E’ un album stupendo! E negli album successivi sono diversi i pezzi che chiaramente parlano di Richey.
A volte mi chiedo come la band si sarebbe evoluta se Richey fosse rimasto. Mi chiedo che aspetto avrebbe ora, a 47 anni. Mi manca, e manca a tutti.
E questa è il capolavoro assoluto, Faster, da “The Holy Bible”

Ora dopo questa lunga premessa, finalmente, analizziamo il suo look.
Ai tempi di “Generation Terrorists” sfoggiava un look molto glam rock. Capelli neri un po’ cotonati, occhi truccati di nero, pelliccia leopardata, camicie colorate, pantaloni aderenti spesso bianchi e braccialetti.
Lui e Nicky che sfoggiava un look simile vennero soprannominati “Glamour Twins”. (anche se avevano più di 20 cm di differenza in altezza!)

La band al completo nel 1991 e sotto Richey e Nicky “the glamour twins”

Ai tempi di “Gold Against the Soul” invece adottò un look più sobrio. Taglio di capelli alla moda per quegli anni. (ricordo che quasi tutti i ragazzi all’epoca sfoggiavano tagli del genere) Maglie aderenti, giubbotto di pelle e orecchini.
Mentre ai tempi di “The Holy Bible” tutta la band adottò un look “militare”. Divise, copricapi, il famoso passamontagna di James, la maglia in stile marinaio, la faccia “dipinta” e le famose scritte “Love” e “Hate” sulle dita delle mani.
Verso la fine del 1994 Richey si tinse anche i capelli di un rosso aranciato. Era visibilmente dimagrito, si vedeva che non stava bene.

Questa sotto, una delle sue ultime foto, del 1995, due settimane prima della sua scomparsa.

E ora, vi mostro la mia interpretazione. Mi sono ispirata soprattutto all’epoca di Generation Terrorists, perchè è stata quella con un look più particolare e un make up deciso.
Ovviamente le foto le ho fatte io quindi qualità e luci fanno pena, ma come sempre, soprattutto in questo caso, ho fatto del mio meglio!

I capelli li ho lasciati stare, ho tenuto i miei, perchè sarebbe stato inutile legarli, o cercare di cambiarli, diciamo che ho fatto Richey in versione femminile!

Ho indossato la mia adorata pelliccia leopardata di cui vi ho parlato sulla pagina facebook, e ho messo dei leggings militari (ok, il militare forse l’ha indossato qualche anno dopo).

Per il make up ho sottolineato le soppracciglia con la matita nera, come ho visto fare a lui, e ho truccato gli occhi con un ombretto grigio scuro e abbondantissima matita nera, sia nella rima superiore che nella rima inferiore e all’interno della rima inferiore. Ovviamente mascara.
Poi ho sottolineato l’incavo delle guance con una terra.
Sulle labbra niente.

Sono abbastanza soddisfatta del risultato. Come sempre, quando mi “travesto”, mi diverto molto e mi sono calata nella parte, anche se devo ammettere, che non ho “recitato” più di tanto.

Questa sotto è la mia foto preferita, è quella in cui vedo di più l’essenza dell’artista a cui mi sono ispirata.

Questo post è lunghissimo, non so quanti di voi saranno arrivati a leggerlo fino alla fine. Forse avrete guardato solo le foto. Ma se avete letto tutto, o siete fan dei Manics (:-D) o spero di avervi fatto conoscere un artista di talento, perchè è così che andrebbe ricordato. Non per i suoi tanti problemi, ma per il grande talento e sensibilità che ha mostrato.
Mi scuso con i Manics, la famiglia Edwards e con i fan se ho scritto qualche inesattezza.

Vi lascio con un ultimo video…con una canzone che i suoi compagni gli hanno dedicato.

 

10 risposte

  1. Non lo conoscevo !quindi grazie per avermelo fatto conoscere!
    Ti ho detto che adoro come scrivi?
    Adoro le tue trasformazioni

  2. Grazie! Devo ancora migliorare il mio livello di scrittura ma sì, ammetto che la scrittura è un'altra delle mie passioni, così come la musica! ☺️ E mi piace anche trasformarmi!

  3. Conosco i Manic molto superficialmente, non avevo idea che avessero alle spalle una storia così.. Bellissimo articolo è stato molto interessante leggere, e sì, che sono arrivata fino alla fine! Tu stai benissimo! *.*

  4. Grazie a te per il tuo commento! A questo post tengo in particolar modo, e ricevere dei riscontri mi riempie di gioia!
    (credo proprio che quando avrò finito con le icone senza tempo, passerò alle icone del rock…:-D)

  5. Grazieeee! Questo l'ho fatto perché era una ricorrenza speciale e si trattava di un artista che amo in modo particolare, ma sì, credo che parallelamente ad altre rubriche farò qualche post sulle rockstar!

  6. Ho scoperto i Manics ovviamente tardi, con This is my truth tell me yours e quel gioiellino che è If you tolerate this then your children will be next, che ad oggi una delle mie canzoni preferite di sempre. Ricordo bene un'intervista a Nicky Wire -non ricordo se dello stesso periodo o successiva- in cui parlava di Richey e del vuoto creativo e non solo che aveva lasciato nella band.

    il tuo post è davvero un bellissimo tributo a Richey 🙂

  7. Grazie!? Li ho scoperti anche io in quel periodo, visto che quando ancora c'era Richey facevo le medie, e stavo proprio in quegli anni cominciando a scoprire la buona musica! Poi ovviamente essendomi piaciuta la band sono andata a recuperare i lavori precedenti e mi sono innamorata dei primi album, anche Nicky è un ottimo songwriter e ha scritto testi stupendi, ma quelli di Richey a volte spiazzano, è riuscito con i suoi testi più personali a toccare corde molto profonde di me e per questo non potevo esimermi dal ricordarlo.